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domenica 11 settembre 2011

Il Buccellato


Il Buccellato è un dolce a ciambella tipicamente natalizio, agli amanti di questo dolce antico è caldamente consigliato di partecipare alla sagra del  buccellato organizzata dal Comune di Caccamo. 
Le pasticcerie, i panifici  organizzano l'evento allestendo gazebi e proponendo degustazioni lungo tutto il centro storico, sarà possibile degustare anche:creme di pistacchi, limoni,mandorle, nocciole, castagne, miele, confettura fichidindia, pane da cena (tipico ed esclusivo pane dolce di Caccamo), nonché salsiccia asciutta e per finire pane condito con olio, origano e sale. 
Per l’occasione vengono proposte visite al Castello , ai principali monumenti, la mostra fotografica sui Castelli più belli di Sicilia, il tutto con l’accoglienza di personaggi in costume d’epoca.

Ingredienti: 

 300 gr. di farina
 125 gr. di burro
 50 gr. di zucchero
 1 cucchiaio di vino Marsala
 300 gr. di fichi secchi
 200 gr. di uva passa
 100 gr. di uvetta
 50 gr. di noci sgusciate
 30 gr. di pinoli
 30 gr. di scorza di arancia candita,
 50 gr. di zuccata

Procedimento:

Impastare in una terrina la farina, lo zucchero, il burro e il cucchiaio di Marsala. 
Appena il tutto è bene amalgamato, lasciare riposare per circa un'ora.
Nel frattempo preparare il ripieno con i fichi secchi, l'uva sultanina, l'uva passa, le noci, i pinoli, la scorza d'arancia e triturare tutto finemente aggiungendo un poco di zucchero.
A questo punto stendere la pasta con un mattarello, sistemare il ripieno e avvolgere a forma di ciambella. 
Il buccellato poi deve esser adagiato su di una teglia unta ed infarinata, spennellato con l'uovo battuto e cotto al forno. a Palermo solitamente si fa colare del miele caldo sul dolce per renderlo lucido e infine si guarnisce con della frutta candita, altrove viene aggiunta una glassa di albumi o dello zucchero a velo.

Si può presentare anche in questo modo....




martedì 6 settembre 2011

I cannoli siciliani












In Sicilia i dolci tipici sono davvero tanti, non possono mancare, d’altronde in una regione che di questo ha fatto il suo cavallo di battaglia.
I cannoli di sicilia sono con ogni probabilità il più famoso è tipico prodotto dell'arte dolciaria siciliana: un vero peccato di gola per i buongustai che non possono resistere alla tentazione di provarlo.  
Il nome proviene dal volgare latino dell'arbusto "canna", con fusto cilindrico vuoto, il quale anticamente serviva per vari usi ordinari, è un dolce tipico carnevalesco perché sembra essere nato per  scherzo.
A Piana degli Albanesi in provincia di Palermo  una volta all'anno fanno la sacra dei cannoli, dove è possibile gustare svariati tipi di cannoli e con grandezze spropositate.
Il cannolo è un dolce costituito da un involucro cilindrico di pasta fritta, farcito con un impasto di ricotta, zucchero e frutta candita a piacere. In ogni luogo della Sicilia si confezionano fragili e scricchiolanti cannoli che,  grazie alla maestria dei nostri pasticcieri, sono diversi da luogo a luogo nella decorazione, per esempio a Palermo, alle estremità del cannolo si usa adagiare due belle cirase (ciliegie) candite e sul dorso una fettina di buccia d’arancia candita, mentre  nella Sicilia orientale è la graniglia di pistacchi di Bronte a dominare la scena.
Ingredienti per  l’involucro:

400 grammi di farina
75 grammi di strutto
40 grammi di zucchero semolato
2 uova
1 albume
un pizzico di sale
15 grammi di cacao amaro
60 grammi di Marsala secco
60 grammi di aceto bianco
Cannelle di latta (non saldata) per confezionare i  cannol
Olio di semi di girasole per friggere

Ingredienti per la crema di ricotta :


1 chilo di ricotta di pecora freschissima
600 grammi di zucchero
Un pizzico di cannella in polvere
150 grammi di cioccolato fondente a gocce
Ciliege candite 
Scorzette di arance candite 

Preparazione per l'involucro :

Mescoliamo farina, zucchero, cacao, sale, e strutto, facciamolo ben amalgamare, quindi uniamo le uova, facciamole assorbire ed infine continuiamo a lavorare aggiungendo il Marsala e l’aceto fino ad ottenere un impasto consistente.
L'impasto ottenuto deve essere messo a riposo nel frigorifero per almeno una mezz'ora.   
Spianiamo l’impasto ad uno spessore sottile, spolveriamo con la farina sia il piano di lavoro che l’impasto. Quando avremo raggiunto lo spessore desiderato, ricaviamo dei dischetti dal diametro di circa 10 cm. 
che andranno avvolti alle apposite canne di alluminio da pasticceria, congiungendo i bordi spennellandoli con  l’albume battuto. Friggiamo in abbondante olio ben caldo. Non appena la pasta sarà di un bel dorato scuro scoliamo e porre a raffreddare su carta assorbente.



 Preparazione per la crema di ricotta :

Facciamo sgocciolare la ricotta, amalgamiamola con lo zucchero e lasciamola riposare per una mezz'ora. adesso possiamo unire sia la cannella che il cioccolato fondente. Procediamo con il riempimento dell'involucro soltanto poco prima del consumo per impedire che l'umidità del ripieno le ammorbidisca in modo eccessivo. Con le strisce di buccia di arancia e le ciliegie candite decoriamo i lati dei cannoli e infine spolveriamo il tutto con lo zucchero a velo. 


Nel 1685 un poeta – tale sacerdote D. Stefano – componeva dei versi, divertenti e giocosi, dedicandoli a questa gustosa leccornia simbolo della Sicilia :
Beddi cannola di Carnilivari,
megghiu vuccuni a lu munnu un ci nn’è;
su’ biniditti spisi li dinari,
ogni cannolu è scettru di ogni Re;
arrivanu li donni a disirtari:
lu cannolu è la virga di Moisè.
Cu’ nun ni mancia, si fazza ammazzari,
cu’ li disprezza, è un gran curnutu affè.
[Bei cannoli di Carnevale, / migliore boccone al mondo non c’è; / sono benedetti spesi i denari, / ogni cannolo è scettro di ogni re; / arrivano le donne ad abortire: / il cannolo è la verga di Mosè. / Chi non ne mangia, si faccia ammazzare, / chi li disprezza, è un gran cornuto, in fede mia].


lunedì 5 settembre 2011

La caponata


La caponata è uno dei prodotti più tipici e celebri della gastronomia siciliana. Si tratta di un insieme di ortaggi fritti (per lo più melanzane), conditi con sugo di pomodoro, sedano, olive e capperi in salsa agrodolce. 
Oggi viene utilizzata come contorno, antipasto, ma una volta era un piatto unico che si accompagnava con del buon pane.
Risalire all'etimologia esatta della parola resta ancor oggi un'impresa, c’è chi sostiene che il “capone” nome che in alcune zone della Sicilia viene chiamata la Lampuga ovvero un pesce dalla carne pregiata, ma piuttosto asciutta ,che veniva servito nelle tavole dell'aristocrazia condito con la salsa agrodolce tipica della caponata.
A questo punto il popolo non potendosi permette un pesce così costoso, sostituì ad esso le melenzane più economiche.

Ingredienti:
  • 10 melenzane
  • Olio per friggere
  • 1 grosso sedano e una cipolla
  • 300 gr di olive bianche
  • 3 cucchiai di capperi sott’aceto o salati
  • 1 lt di salsa di pomodoro fresco
  • Sale e pepe q.b.
  • 1 bicchiere di aceto
  • 2 cucchiai di zucchero
Procedimento per la  caponata:

Sciacquare le melanzane, togliere il picciolo assieme alla punta della melanzana, tagliare soltanto una striscia  di buccia praticando un taglio verticale che va da punta a punta. 
A questo punto tagliare le melanzane a cubetti piuttosto grossi e friggerle in olio bollente e metterle a sgocciolare su carta assorbente. Nell'olio rimasto, soffriggete le costole interne di due tre sedani tagliate a piccoli asticciole lunghe due o tre centimetri, con una cipolla finemente tritata.
Aggiungete un mestolo di salsa di pomodoro fresco, mezzo bicchiere circa d'aceto, un cucchiaio di zucchero e un bel pizzico di sale, mescolate e lasciate cuocere a fuoco moderato per dieci minuti, fare sfumare bene l’aceto.
Versate nella padella le melenzane fritte insieme a due cucchiai di capperi sott'aceto (se usiamo quelli salati bisogna dissalarli) e ad un pugno di olive bianche in salamoia, scolate e snocciolate, aggiustare di sale e pepe e far cuocere. Lasciate insaporire per qualche minuto. 

 Suggerimenti:

La caponata è sicuramente una preparazione che va servita fredda, se non la consumate tutta (o volete prepararla in anticipo), potrete conservarla in frigorifero per 3 o 4 giorni chiusa in un contenitore ermetico di vetro o protetta dalla pellicola trasparente. Ricordatevi che va riportata a temperatura ambiente almeno 2 ore prima di servirla.

Fatemi sapere il risultato....

Arancine carne o burro?


Vi presento… le bellissime, croccanti, calde e saporite “arancine”, come piace dire a tutti i Palermitani.
Le arancine a Palermo, e in genere nella Sicilia occidentale, sono di forma rotonda ,se ripiene di  carne e di forma più allungata , quelle al burro.
Oggi ne esistono svariate varianti per tutti i palati.
Tradizionalmente l’arancina, viene preparata il 13 Dicembre per il giorno di Santa Lucia, ma ovviamente la si può mangiare ogni volta che la si desidera.
Per la preparazione delle arancine occorre organizzarsi in due tempi: prima preparare il brodo vegetale, il riso e il ragù, che hanno bisogno di una notte di raffreddamento per essere lavorati, e il giorno dopo si procederà con, la formatura e la frittura.
Brodo vegetale:
serve un brodo leggero preparato solo con cipolla, carota e sedano.

Risotto:
  • 300 gr di riso (preferibilmente il Carnaroli superfino)
  • 700 ml di brodo vegetale
  • una bustina di zafferano in polvere
  • una noce di burro
  • due tuorli d’uovo
  • 20 gr di parmigiano reggiano grattugiato
  • olio d’oliva
  • sale

Preparazione:
Lessare il riso in poca acqua  e mano a mano aggiungere il brodo vegetale, in cui avremo sciolto lo zafferano, fino a portarlo a cottura.
Mantecare il riso con burro, aggiungere i tuorli d’uovo e parmigiano. Aggiustare di sale e far raffreddare. Una volta raffreddato a temperatura ambiente porre in frigo a riposare per una notte.

Ragù ai pisellini:
  • 50 gr di macinato di maiale o di vitello (possiamo anche utilizzarli insieme)
  • 50 gr di pisellini
  • 50 gr di soffritto (carota, cipolla e sedano in parti uguali tagliati a dadini)
  • un cucchiaio colmo di triplo concentrato di pomodoro
  • 200 ml di brodo vegetale
  • sale
  • Pepe
  • Olio d’oliva
  • Vino rosso
Preparazione:
far soffriggere il soffritto in poco olio d’oliva, aggiungere le carni, farle rosolare e sfumare con del vino rosso. Evaporati i liquidi, profumare con pepe nero e noce moscata. Aggiungere i pisellini, e il brodo in cui avremo sciolto il concentrato di pomodoro. Far cuocere a fuoco basso per circa un'ora. A fine cottura il ragù dovrà risultare densissimo. Aggiustare di sale.  Far raffreddare e metterlo in frigo a riposare per una notte.
Formatura delle arancine:
prendere il riso e formare delle palle, cavarle  e aprirle sul palmo della mano  riempire l'incavo con un po di ragù, richiudere la palla di riso su se stessa, far riposare le palle così formate per una mezz'ora.
Passare le arancine nell’uovo immergendole bene e successivamente passarle nel pangrattato

Far compattare le arancine per circa 20 minuti e friggere in olio bollente profondo fino a doratura. (il risultato migliore si ottiene con una friggitrice).



L’arancina tradizionale l’abbiamo appena descritta, ma come dicevo prima esistono altre varianti, per la preparazione delle arancine al burro, il procedimento è identico, cambia soltanto il ripieno.

Ingredienti:
  • 500 gr di mozzarella tagliata a cubetti
  • 300 gr di prosciutto tagliato a cubetti
  • 30 gr di parmigiano grattugiato
  • 100 gr di burro.



La preparazione richiede un po di tempo, ma vi assicuro che alla fine mangerete veramente delle arancine squisite…. Ne vale la pena credetemi!!!.

Spero vi siano piaciute :-).

domenica 4 settembre 2011

Pane e panelle


Uno dei prodotti tipici della gastronomia siciliana è, senza dubbio, il "pane e panelle".
La tradizione le fa risalire al IX secolo, durante la dominazione araba in Sicilia. Ci si accorse che, macinando i semi dei ceci, si ricavava una farina che, mescolata con l'acqua e cotta sul fuoco, creava un impasto crudo. Tale impasto, cotto in una sostanza oleosa,  risultava molto gustoso e così nacque la prima "panella": una schiacciata di piccole dimensioni dal colore dorato.

Da sempre, le panelle, sono una delle specialità gastronomiche "da strada" della città di Palermo, anche se in seguito hanno avuto diffusione anche nelle provincie di Agrigento, Caltanissetta e Trapani.
Rappresentano il tipico spuntino del palermitano e si possono acquistare in un'infinità di friggitorie (anche ambulanti).

Il destino delle panelle è condiviso con le crocchè, o “cazzilli” come li chiamano comunemente i palermitani richiamandosi alla loro forma fallica. Panelle e crocchè sono inseparabili, stanno sempre accanto e talvolta vengono mangiate insieme, nello stesso panino. 

COME SI PREPARANO LE PANELLE
Ingredienti:
  • 500 gr farina di ceci per una trentina di panelle
  • 1 e ½ acqua
Preparazione:
Iniziate a sciogliere la farina di ceci in un litro e mezzo di acqua fredda, evitando la formazione di grumi. Mettete la pentola sul fuoco (moderato) e mescolate a lungo (in senso orario e antiorario), finchè l’impasto sarà diventato compatto. E’ un’operazione faticosa ma è fondamentale che la farina sia ben cotta.
Versate l’impasto su una teglia avendo cura di mantenere costante lo spessore. Lasciate raffreddare per circa 2 ore e poi procedete a tagliare le panelle a fettine sottili in modo da ottenere comunque dei rettangoli più o meno regolari.
Ora prendete un padella, versate abbondante olio e quando sarà molto caldo soffriggete le panelle fino a quando non raggiungono un bel colore dorato, infine conditele con sale, pepe e limone.

COME SI PREPARANO LE CROCCHE'
Bollire in acqua salata le patate pulite fino a che non saranno morbide. Passarle allo schiacciapatate; aggiungere il solito prezzemolo tagliato finemente. Formare dei cilindri arrotondati alle estremità e friggerle in olio caldo fino a doratura.


Suggerimenti
Panelle e crocchè devono essere mangiate calde in mezzo a panini freschi e morbidi.


Benvenuti! :)

Giusto è che questa terra,
di tante bellezze superba,
alle genti si addìti e molto si ammiri, 
opulenta d'invidiati beni 
e ricca di nobili spiriti..... 

cit. Lucrezio 


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